BASILEA 2

Basilea 2: vincoli ed opportunità per le PMI

Basilea 2: vincoli ed opportunità per le PMI
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Gli accordi di Basilea 2 diventeranno efficaci entro la fine del prossimo anno. Purtroppo non sembra che le PMI Italiane abbiano una corretta percezione dell’entità del problema: l’introduzione di Basilea 2 porterà ad una perdita della relazione personale tra l’imprenditore ed il referente bancario e molte imprese saranno costrette a modificare il proprio assetto finanziario/patrimoniale. Ma come poter intervenire per riorganizzare in modo ottimale le proprie risorse? E quando?

Non avete mai sentito parlare di Basilea 2? Oppure, non sapete esattamente cosa significa? Bene, anzi male, è la stessa cosa. Questo significa che tra pochi mesi rischiate che la vostra banca non avrà più la possibilità di farvi credito o almeno di concedervi quello che avete ottenuto finora. Non credete possa succedere a voi? Allora è meglio accertarvene oggi perché domani potrebbe essere troppo tardi...
Che cos’è Basilea 2?
Basilea 2 è un accordo tra i governatori delle banche centrali dei maggiori paesi industrializzati che si prefigge di rendere più efficace il controllo dei rischi legati allo svolgimento dell'attività bancaria, con particolare attenzione alla rischiosità dei crediti concessi alle imprese.
Le caratteristiche delle aziende italiane di piccole/medie dimensioni, spesso sotto-capitalizzate e troppo indebitate, sono tali da comportare, nella maggior parte dei casi, l'attribuzione ad esse di rating molto bassi. Dal momento che un rating basso indica un'impresa più rischiosa (e maggiore è il rischio più alti sono i tassi di interesse applicati dalle banche!) l'attribuzione di rating molto bassi implicherà, nella migliore delle ipotesi, che le imprese pagheranno dei tassi di interessi maggiori di quelli attuali.
Ma è molto probabile che la maggioranza delle aziende venga addirittura esclusa dall'accesso al credito, con la conseguente impossibilità per l'impresa di proseguire l'attività. Queste imprese saranno assorbite da aziende più sane o dovranno essere liquidate, innescando un processo di concentrazione e crescita dimensionale, che è già da tempo in atto nel settore commerciale e che nel settore bancario sta procedendo con la creazione di grandi gruppi. E' importante quindi che le aziende si preparino per tempo e verifichino il proprio rating effettuando una diagnosi di bilancio.
Perché intervenire ora?
Molto semplice: perché a seguito dell’analisi di bilancio, qualora si dovessero riscontrare dei disequilibri sugli assi economico, patrimoniale o finanziario si ha il tempo per intervenire ed apportare opportuni accorgimenti al fine del miglioramento del rating stesso. Avere un buon rating aziendale costituirà, tra l’altro, un biglietto da visita dell’azienda sia nei confronti delle banche sia nei confronti della clientela, stigmatizzando l’elevata affidabilità dell’azienda stessa.
Come procedere?
E’ possibile procedere per gradi.
Le attività da svolgere possono essere cosi sintetizzate:
• La prima fase è volta all’analisi storica del bilancio e all’attribuzione del rating aziendale. Si verifica che i bilanci degli ultimi 3 esercizi non presentino punti di debolezza e disequilibri patrimoniali, finanziari od economici che porterebbero ad un rating insufficiente. Viene attribuito il rating aziendale.
• La seconda fase (eventuale) è volta ad individuare e ad attuare le soluzioni più idonee per aumentare il rating stesso, attraverso il miglioramento dell'equilibrio economico-finanziario e patrimoniale dell'impresa. Ciò, nella maggior parte dei casi, si sostanzia nella:
- analisi strutturati/derivati già sottoscritti dalle aziende
Le imprese lamentano non solo le perdite subite, ma soprattutto la mancanza di consapevolezza dei rischi assunti e necessitano di supporto ed assistenza per un’analisi obiettiva dei prodotti finanziari acquisiti e per un’eventuale chiusura della posizione oltre che una valutazione delle nuove proposte d’investimento in atto.
- analisi e ottimizzazione dei portafogli finanziari aziendali
Le aziende sono spesso coinvolte, nella gestione dei loro investimenti, in prodotti finanziari altamente inefficienti sopportando costi occulti rilevanti. Il Consulente Indipendente cura esclusivamente gli interessi dell’azienda, proponendo strumenti privi di costo che consentono l’ottimizzazione del portafoglio finanziario aziendale.
- pianificazione finanziaria aziendale
L’ottimizzazione dei flussi finanziari è un aspetto di importanza vitale per l’azienda e comprende anche la gestione rapporti bancari. Questo permette di ridurre notevolmente la struttura dei costi a carico dell’impresa.
• La terza fase consiste nella verifica e nel monitoraggio costante delle soluzioni individuate per l’ottenimento di un rating aziendale migliore e, qualora necessario, nell’individuazione di eventuali ulteriori margini di miglioramento.
La piccola/media impresa italiana si trova in una situazione nella quale non può più affidare al caso o all’improvvisazione alcune delle sue funzioni vitali ed è giocoforza portata ad individuare soluzioni che le permettano di competere sul mercato in modo efficiente ed organizzato.
La figura professionale del Consulente Finanziario rappresenta, in questo caso, una sorta di direttore finanziario esterno, un Cfo (chief financial officer) in outsourcing in grado di supportare le decisioni riguardanti le tematiche finanziarie proprie di ogni impresa in un momento in cui è di vitale importanza attivarsi per tempo, senza per questo dover sopportare i costi dell’assunzione di un direttore finanziario.

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