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Il grande cinema a Napoli: “Ferdinando I, re di Napoli”

Il grande cinema a Napoli: “Ferdinando I, re di Napoli”
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Quando il cinema a Napoli apre alla storia ci sono due possibili strade. Ce n’è una più documentaristica e veritiera, che si attiene ai fatti e li racconta al pubblico. Ce n’è una seconda, tutta italiana, che prende a spunto i costumi e le dicerie del tempo per strutturare una commedia allegra e scanzonata che sia allegoria dei tempi moderni. Come per Roma dimostra “Il Marchese del Grillo”, per la città del sole c’è lo splendido film di Gianni Franciolini “Ferdinando I, re di Napoli”.
La storia è fatta dai grandi. Ma la storia siamo anche noi. Lo sanno bene tutti quei commediografi e registi che prendono a mani basse da lei per poi ripensare un nuovo intreccio che si stacchi dalla realtà per portare il pubblico in un mondo diverso, spesso più divertente. Il cinema a Napoli è anche sfottò e lo sfottò storico per eccellenza è il lungometraggio di Gianni Franciolini “Ferdinando I, re di Napoli”. Il film ha un cast nutritissimo con tanti nomi importanti della comicità di quegli anni. C’è Eduardo De Filippo e ci sono Aldo Fabrizi e Vittorio De Sica. La sensualità è affidata ai giovani e belli Marcello Mastroianni e Rosanna Schiaffino.
La trama è ambientata nel 1806 a Napoli. Pulcinella (l’istrionico Eduardo De Filippo), maschera popolare, con la scusa di recitare tra il popolo, beffeggia il re Ferdinando I. Il sovrano, infatti, conduce una vita noiosa. E’ circondato dalla moglie Maria Carolina, che lo tormenta, dal figlio Francesco, che fa i capricci, dal finto monsignor Seccano (il grande Vittorio De Sica), che gli promette che lo farà canonizzare, dal ministro Tarantella, che porta iella, e dal cocchiere Mimì, che vuole spingerlo a fare del buon governo.
La verità è che Ferdinando I è malvoluto dal suo popolo e, per abbattere la noia, si traveste da popolano andando in giro, con il falso nome di Don Ferdinando Palermo, per i vicoli della città ad ubriacarsi, giocare d’azzardo e a frequentare ace di tolleranza. Un giorno, però, arrivano in città due giornalisti inglesi per fare un articolo sul Regno delle Due Sicile e il re non vuole fare brutta figura all’estero. Fa così regalare a tutti i popolani degli spaghetti perché lo applaudano. Sembra funzionare: mentre passa con la carrozza per andare all’inaugurazione di una sua statua equestre al porto, però, dei guappi sganciano i cavalli e trascinano il carro con le loro mani inneggiando a lui. Ma appena la statua è scoperta, compare una scritta contro il sovrano composta da Pulcinella. Appende per le strade un messaggio che dice che il re ha concesso la Costituzione, cosa ovviamente non vera. Il re, nel frattempo, mentre gira travestito da popolano e sempre sotto falso nome, incontra e s’innamora di Nannina (la formosa Rosanna Schiaffino), procace figlia di Pulcinella che però è fidanzata con Gennarino (il fascinoso Marcello Mastroianni), patriota che scrive le canzoni satiriche per il padre. Nannina coglie al volo l’occasione fingendo di amare Ferdinando (non sapendo che è il re) per provocare le gelosie di Gennarino. A Napoli gira una canzone contro il sovrano che lo fa imbestialire. Egli incarica il ministro Tarantella di cercare chi ha scritto il motivo oppure lo farà impiccare. I due giornalisti inglesi, nel frattempo, scoprono che il re si traveste da popolano e preparano un articolo chiamandolo “Re Lazzarone”. Gennarino scrive una lettera ai patrioti romani con il nome di chi a messo in giro la canzone (Pulcinella) che finisce per caso nelle tasche di Don Ferdinando Palermo (il falso nome del re). Così il re una sera va con i suoi soldati al teatro per arrestare Pulcinella. Nannina e Gennarino, presenti all’arrivo del sovrano, scoprono con sorpresa che quel popolano era in realtà il re del Regno delle Due Sicilie. L’intreccio si conclude con un Deus Ex machina: un ex carcerato porta la notizia che Napoleone Bonaparte ha nuovamente invaso il Regno e che la famiglia reale è già scappata dalla reggia. Allora il “Re Lazzarone” fugge subito fuori Napoli insieme al cocchiere Mimì a bordo della sua carrozza mentre Pulcinella, Nannina, Gennarino festeggiano con tutto il popolo la fuga di Ferdinando.
La commedia è uno spaccato molto ben riuscito della Napoli ottocentesca e fratelli De Filippo, re e Pulcinella, sono semplicemente straordinari.


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