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Il grande cinema a Napoli: “Le mani sulla città”

Il grande cinema a Napoli: “Le mani sulla città”
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Il cinema a Napoli è anche impegno civile. Lo dimostra Francesco Rosi col suo capolavoro “Le mani di città”. Si tratta di un film di forte denuncia nei confronti del potere e della sua collusione con il crimine organizzato. La didascalia del lungometraggio dice: “I personaggi e i fatti sono immaginari ma autentica è la realtà che li produce”. Il protagonista è uno straripante Rod Steiger che torna in parte su un suo personaggio di qualche anno prima, essendo stato il protagonista di uno dei film più belli dedicati da Hollywood alla criminalità organizzata interpretando magistralmente il ruolo di Al Capone.
Francesco Rosi è uno dei registi più importanti in Italia perché da sempre ha legato la sua arte alla denuncia, quasi velenosa, di ciò che in Italia non funziona. Porta il suo cinema a Napoli per un motivo ben preciso. La città del sole simboleggia alla perfezione ciò che sta avvenendo in tutte le grandi metropoli della penisola.
La trama è di una lungimiranza e di un’attualità da brividi. Si tratta di una storia degli anni sessanta che vive in piena forza ancora quarant’anni dopo.
Il film è ambientato nella città di Napoli, che è più volte citata e mostrata in una grande cartina che campeggia sulla parete dello studio del personaggio Nottola. All'inizio un uomo guarda il paesaggio, indica i palazzi sullo sfondo e dice ai suoi collaboratori che la città si sta muovendo verso una data direzione, che è quella stabilita dal piano regolatore. Loro sono su un terreno ad uso agricolo e l’idea è quella di comprare la terra, cambiare il piano regolatore per deviare la crescita della città su tale terreno e costruirvi, guadagnando con il cambio di destinazione d’uso settanta volte tanto la spesa. Quell’uomo è Edoardo Nottola (che il faccione di Rod Steiger).
Edoardo Nottola è un personaggio spregiudicato che ricopre un doppio ruolo, in quello che si potrebbe ben considerare conflitto d’interessi. Egli è sia un costruttore edilizio che un consigliere comunale della città in questione e porta avanti il suo piano di speculazione edilizia che cambierà per sempre il volto della città. Tutto inizia quando un palazzo fatiscente, in fase di demolizione (con un solo muro in comune con un altro edificio ancora abitato), subisce un drammatico crollo. Due operai muoiono, un bambino resta ferito al punto che perderà le gambe. Quest’immagine, non a caso, è stata scelta da Rosi per rappresentare il film nella locandina. Scoppia lo scandalo e i politici di sinistra subito accusano: dietro a tale tragedia non c’è il destino ma Edoardo Nottola, consigliere comunale e costruttore edile, con il figlio che lavora all’ufficio comunale per le opere pubbliche.
Niente riesce a fermarlo. Né il crollo di un fabbricato provocato dai lavori di demolizione condotti dalla sua impresa, che causerà morti e feriti, né l’impegno del consigliere dell’opposizione De Vita. Anche il suo stesso partito è inerme.
Alla fine Steiger l’avrà vinta su tutti, sarà eletto assessore all’edilizia e, con la benedizione del vescovo, darà inizio alla nuova speculazione edilizia.
Pensare a Milano Due è facile e forse semplicistico. A prescindere dal terribile potere profetico di questo lungometraggio resta il fatto che un tale capolavoro del cinema sia stato magistralmente ambientato a Napoli. Da sempre città dal fascino pericoloso.


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