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Il grande cinema a Napoli: “Gomorra”

Il grande cinema a Napoli: “Gomorra”
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Il Cinema a Napoli è stato nel corso della storia un modo per mostrare al resto dell’Italia e del mondo le bellezze della città del sole. Non sempre però. Come già successe in capolavori come “Le mani sulla città” a volte i registi decidono di usare Napoli come mezzo per denunciare delle storture. E’ il caso di “Gomorra”, di Matteo Garrone, tratto dal best-seller shock di Roberto Saviano.
Film sulla mafia e sulla camorra se ne sono girati molti. Per quanto crudi e violenti, però, c’era nella trama e nella realizzazione sempre un linguaggio cinematografico che “romanzava” la storia aumentandone forse la fruibilità ma diminuendone la veridicità. Il regista Matteo Garrone decide di oltrepassare questo muro portando il suo cinema a Napoli attraverso la trasposizione in lungometraggio del libro di Roberto Saviano “Gomorra”. Per la prima volta sul grande schermo il livello di verità su un tema così scomodo è altissimo, tanto che molti protagonisti non sono attori veri ma gente presa dalla strada. Si esprimono in dialetto stretto (i sottotitoli in italiano in tal senso sono provvidenziali) ed alcuni di loro, a pochi mesi dalla fine delle riprese, sono finiti in carcere per affari illeciti.
La trama di “Gomorra” è suddivisa in quattro episodi.

PASQUALE
Pasquale è un bravissimo sarto di esperienza che lavora per l’alta moda. Lavora però in nero, sfruttato da un datore di lavoro che a sua volta è sotto il ricatto degli strozzini della camorra. Le griffe di alta moda fanno gare al ribasso per aggiudicarsi i prezzi più bassi e le consegne più rapide. Il capo di Pasquale si aggiudica una commessa di alta moda per nemmeno trenta euro a pezzo, da consegnare in tempi brevissimi, per cui sarà necessario lavorare di notte. Per guadagnare di più, Pasquale accetta la proposta di un imprenditore cinese, Xian, che gli offre duemila euro a lezione per insegnare il mestiere ad una squadra di suoi operai. Pasquale è soddisfatto: viene trattato come un maestro, con applausi ed onore, torna a casa con i soldi, e racconta alla moglie di come anche i cinesi sappiano cucinare bene la spigola. Tuttavia questo suo secondo lavoro viene scoperto e l’auto verrà colpita da una raffica di mitra, finendo contro una fabbrica di statue di gesso. Pasquale si salva ma decide di smettere di fare il sarto, diventando camionista. In una sosta presso un autogrill, di notte, vede in televisione una diva di Hollywood che indossa un abito confezionato da lui stesso. Senza dire una parola, esce dall’autogrill e rimonta sul suo camion.

TOTO’, DON CIRO E MARIA
A Scampìa, la più grande piazza di spaccio di droga d’Europa, è in corso la faida tra gli “gli scissionisti” ed il clan Di Lauro. Don Ciro è un contabile che porta la mesata, stipendio dato dai clan alle famiglie che hanno un affiliato morto o in carcere. Maria riceveva la mesata perché ha il marito in carcere ma non viene più pagata perché il figlio è passato agli scissionisti.
Totò è un ragazzino di tredici anni cresciuto nel mito del sistema, che viene iniziato accettando di farsi sparare in petto con un giubbotto antiproiettile. Costretto a scegliere, tradirà Maria, alla quale porta regolarmente la spesa, attirandola fuori casa e condannandola ad essere uccisa in un agguato organizzato per vendicarsi di un’esecuzione organizzata dagli scissionisti. Ciro, dopo diverse minacce, cerca di salvarsi proponendo alla parte avversa di assumerlo, ma questo non è possibile. Alla fine decide di vendersi e rivela il covo dove riceve i soldi delle mesate e viene graziato da una paranza che uccide i suoi compagni di clan mentre preparavano i soldi per le mesate.

FRANCO E ROBERTO
Franco è un imprenditore che lavora nel settore dello smaltimento dei rifiuti tossici e propone agli industriali del nord Italia lo smaltimento dei loro rifiuti a costi dimezzati e con tutte le certificazioni in regola. Gli imprenditori accettano, pur sapendo che lo smaltimento verrà fatto illegalmente nelle discariche abusive della Campania. Il giovane tecnico Roberto viene assunto da Franco e lo aiuta nella scelta dei luoghi migliori dove versare i veleni. Imparerà a scegliere la dimensione delle cave e come miscelare i veleni più adatti al compost, che sarà sparso per tutte le campagne del napoletano e del casertano. Durante lo sversamento in una cava, un operaio ha un incidente, e gli autisti protestano, abbandonando il carico di fusti da sotterrare. Per spostare i camion, Franco assolda dei ragazzini. Una famiglia di piccoli proprietari terrieri in difficoltà economiche si offre di consentire smaltimenti abbondanti nelle proprie terre, già inquinate da precedenti sversamenti, per cento euro a camion. Al termine della visita, una vecchia contadina regala a Roberto una cassetta di pesche. Durante il viaggio di ritorno in auto, Franco ordina a Roberto di buttare le pesche perché contaminate. Disgustato da quello che sta facendo, Roberto decide di abbandonare questa attività. Franco ammonisce Roberto: gli dice di non credere di essere migliore di lui e rivendica di aver contribuito con queste attività illecite allo sviluppo dell’Italia e di averla fatta entrare in Europa, risolvendo problemi che altri hanno creato. Senza il suo aiuto, tutto quello che sarebbe restato ai contadini sarebbero stati solo debiti. Roberto prosegue da solo a piedi per una desolata strada di campagna.

MARCO E CIRO
Marco e Ciro, detto Pisellì, sono due giovani delinquenti, in una zona controllata dai casalesi, attratti dal mito del film “Scarface”. Cominciano attività illecite in proprio; prima rubano della droga ad un gruppo di extracomunitari, quindi arrivano a rubare delle armi in un arsenale della camorra e compiono rapine. Dopo aver ignorato un primo avviso, vengono presi in un locale a luci rosse, portati in un luogo appartato e pesantemente malmenati con l’intimazione di restituire le armi. Dopo aver deciso di ignorare ancora gli avvisi e di continuare con le loro attività, un anziano del clan li avvicina lusingandoli perché hanno le palle e gli chiede di fare un pezzo per conto del clan, promettendogli diecimila euro. I due cadono nel tranello e vengono attirati in un desolato tratto del litorale domizio. Lì sono uccisi ed i loro corpi vengono fatti sparire, sotterrati con una ruspa, per evitare al clan di sfigurare con l’omicidio di due mocciosi.

“Gomorra” è stato tra i film papabili per rappresentare l’Italia agli Oscar ma non ce l’ha fatta. Ha invece ottenuto molto ai David di Donatello. Su un totale di undici candidature, ha preso sette riconoscimenti: miglior film, miglior regista, miglior produttore, miglior sceneggiatura, miglior canzone, miglior montaggio e miglior sonoro.


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