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I grandi campioni del Napoli calcio: Hasse Jeppson

I grandi campioni del Napoli calcio: Hasse Jeppson
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Se negli anni trenta arrivò nel calcio moderno il divismo, fu negli anni cinquanta che dietro a questo sport iniziarono a girare i soldi veri. La classe politica si era resa conto dell’enorme funzione sociale che gli stadi potevano avere e pompavano sempre più benzina nella macchina per aumentare il controllo. Achille Lauro divenne sindaco di Napoli e decise di cementificare la sua leadership attraverso la costruzione di un grande Napoli calcio. In quest’ottica rientra l’acquisto dell’attaccante svedese Hasse Jeppson, pagato la stratosferica cifra di 105 milioni.
Se un politico vuole controllare le folle deve seguire il vecchio adagio dell’Impero Romano “Panem et circense” e cioè “Pane e divertimento”. Lo sapeva bene Achille Lauro che, quando divenne sindaco di Napoli, deciso di affondare le radici del suo consenso presso il popolo partenopeo andandolo a prendere per il cuore, e cioè attraverso il Napoli calcio.
Negli anni cinquanta allestì rose sempre più competitive non badando mai a spese. Il culmine si raggiunse con lo storico ingaggio dell’attaccante svedese Hasse Jeppson.
Classe 1925, era un eccelsa punta dotata di infinita potenza fisica, buona velocità e ottime doti tecniche. Jeppson iniziò la sua carriera nel Kungsbacka IF, in Svezia, per poi passare all’Orgryte IS. L’esplosione vera arriva col trasferimento al Djurgardens IF, nel 1948. Jeppson vince la classifica cannonieri del massimo campionato svedese con 17 reti e gli si aprono le porte della nazionale.
Come avviene per molti campioni, la vetrina dei Campionati del Mondo è essenziale per farsi vedere da tutti i club del globo. Le brillanti prestazioni di Jeppson ai Mondiali del 1950 in Brasile attirarono le attenzioni del Charlton Athletic, squadra alla quale si legò nel 1951. Dopo la breve parentesi nel campionato inglese, in cui vanta il record di essere il primo calciatore svedese a giocare. approdò al calcio italiano con l’Atalanta nella stagione 1951-1952. L’ottimo esordio fece schizzare le quotazioni dell’asso scandinavo alle stelle. 22 reti al primo anno in Italia sono davvero tante e si scatenò un’asta vinta dal Napoli calcio che, nel tentativo di allestire una squadra da scudetto, acquistò anche Vitali e l’anno successivo Bugatti. Achille Lauro fece letteralmente impazzire il San Paolo per la sua generosità. Ingaggiò Jeppson per l’allora stratosferica cifra di centocinque milioni di lire.
A Napoli, Jeppson restò fino al 1956 realizzando ben 52 reti e duettando con attaccanti del calibro di Amedeo Amedei (col quale in realtà non si trovò molto tatticamente) e Luis Vinicio. La sua carriera si concluse nel 1957 dopo un campionato in cui abbandonò il Vesuvio per giocare al Torino, nel quale conquistò l’affetto dei tifosi granata grazie ad una doppietta nel derby della Mole contro la Juventus vinto il 17 marzo 1957 col risultato di 4 a 1.
Lasciata l’attività sportiva, Jeppson restò sulla penisola dedicandosi ad attività manageriali e ad una sua passione parallela al calcio, il tennis. Anche in questo sport brillava molto. A 18 anni fu campione studentesco svedese ed arrivò ad essere numero 9 assoluto del suo paese, luogo che avrebbe poi avuto talenti come Bjorn Borg, Mats Wilander e Stefan Edberg.
La carriera di Jeppson al Napoli calcio fu da grande campione ma su di lui pesava sempre il giudizio di tutti quei soldi spesi per averlo. Si narra che la prima volta che cadde a terra giocando al vecchio stadio del Vomero uno spettatore esclamò: “E’ caduto ‘o Banco e Napule!”. Di lì gli fu affibbiato il soprannome “O Banco e Napule” per tutti glia anni trascorsi al San Paolo.
Un po’ di odio ma tanto amore per lui. Dopo una doppietta segnata alla Juventus, fu portato in trionfo dai tifosi fino al Maschio Angioino che gli urlavano “Geppesonne, tu si ‘na cosa grande!”.
Rimase nella storia dei modi di dire napoletani l’espressione “Mannagg Geppesonne” che nacque come imprecazione che i tifosi pronunciavano allo stadio quando (quelle poche volte) il grande attaccante sbagliava delle azioni.



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