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I grandi campioni del Napoli calcio: Attila Sallustro

I grandi campioni del Napoli calcio: Attila Sallustro
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Gli anni trenta furono il principio del calcio moderno per molti aspetti e il Napoli calcio simboleggiava bene i cambiamenti. Se Antonio Vojak fu il primo idolo straniero per le folle, l’italo-paraguaiano Attila Sallustro fu il primo sex-symbol proveniente dagli spogliatoi. Al San Paolo lo adoravano per i suoi gol, nel resto della città lo amavano per la sua bellezza.
Il divismo ha una storia che affonda nella notte dei tempi. Negli anni trenta prese una forma definita e si declinò in vari campi. Se il cinema e il teatro furono la sua naturale culla, a Napoli si consumò il primo episodio di gossip collegato al mondo del calcio.
La coppia d’attacco del Napoli calcio era formata da Antonio Vojak e Attila Sallustro. Quest’ultimo, italo paraguaiano, era un grandissimo atleta che segnava e faceva segnare molto ma soprattutto era un bellissimo uomo che faceva impazzire le signore partenopee.
Nato ad Asunciòn nel 1908 fu in attività tra il 1925 e il 1938 vestendo le maglie di Internaples e della Salernitana ma, soprattutto, del Napoli calcio. Per i critici sportrivi spesso viene indicato anche come Sallustro I, per distinguerlo dal fratello Oreste, anch’egli calciatore.
Attila è stato il primo vero idolo delle tifose del Napoli. Era dotato di un tocco raffinato, di grande potenza fisica e di un’ottima abilità nel gioco aereo.
Trasferitosi giovanissimo all’ombra del Vesuvio con la famiglia, a soli 18 anni era già osannato dai tifosi partenopei. A 21 anni esordì nella Nazionale di calcio italiana, nella partita vinta dagli azzurri contro il Portogallo per 6 a 1, ma in seguito il commissario tecnico Vittorio Pozzo gli preferì Giuseppe Meazza, suscitando la rabbia dei tifosi napoletani, che ritennero ingiusta l’esclusione del Veltro dalla Nazionale italiana con cui giocò solo tre volte. La leggenda vuole che i tifosi napoletani andarono in massa alla prima partita dell’amara esclusione per fischiare il CT scatenando l’ira della mamma di Meazza che prese ad ombrellate i più esagitati.
Con la maglia del Napoli Attila Sallustro ha disputato 8 campionati segnando 107 reti, in una carriera segnata ed abbreviata dalla Seconda Guerra Mondiale e in cui fu allenato anche dal mitico “mister” William Garbutt.
Di Sallustro si ricorda lo spirito dilettantistico puro, che lo portò a rifiutare ogni compenso finanziario dal Napoli. In cambio, la società gli regalò una lussuosa automobile. Negli ultimi anni della sua vita fu nominato direttore del San Paolo e spesso si è ventilata l’ipotesi di intitolargli l’impianto di Fuorigrotta.
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Napoli impazziva per quell’uomo mite e ombroso, oltre che per le sue doti pallonare, anche perché rappresentava in qualche modo il ripetersi della favola di Cenerentola, con Attila nella parte del principe azzurro. Infatti, appassionato del teatro di varietà, si innamorò (ricambiato) della soubrette di origine russa Lucy D’Albert, che da lì a poco divenne sua moglie.
Si narra che, quando Sallustro entrava in teatro ad ammirare la sua amata, lo spettacolo addirittura veniva sospeso in omaggio al “divino”.
Tutto sommato per lui il calcio era un gioco e poco più. Questo comunque non gli impedì di realizzare le sue famose 106 reti negli incontri con la maglia azzurra e di entrare di diritto nell’Olimpo dei campioni del Napoli calcio.


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