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I grandi campioni del Napoli calcio: Maradona

I grandi campioni del Napoli calcio: Maradona
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In una storia dei campioni del Napoli calcio il suo nome è talmente sopra a tutto il resto che bisognerebbe inventare una sottocategoria ad hoc. In realtà questo discorso vale per il calcio in generale. Si tratta del più forte giocatore mai esistito. A poco valgono le discussioni se sia più forte Pelè. Diego Armando Maradona è senza ombra di dubbio il talento più fulgido che il calcio abbia mai prodotto. E Maradona è Napoli.


San Gennaro ha dovuto cedergli lo scettro della notorietà all’ombra del Vesuvio e Pelè è scivolato al secondo posto della classifica dei giocatori più forti di tutti i tempi. Stiamo parlando dell’eroe Diego Armando Maradona che, nell’era Ferlaino, ebbe il talento e la forza di trascinare alla vittoria il Napoli calcio, una squadra che per geopolitiche non avrebbe dovuto vincere mai.
“El Pibe de Oro” e cioè “il ragazzo d’oro” è un dio moderno.
Classe 1960, Diego Armando a Buenos Aires. Era il quinto di otto fratelli. Iniziò a giocare a calcio nella squadra del padre, l’Estrella Roja, di cui Diego era il talento più apprezzato. L’antagonista più acerrima era la squadra del miglior amico di Maradona: Goyo Carrizo. Fu proprio questi a farlo partecipare ad una selezione nelle giovanili dell’Argentinos Juniors. Entrò così a far parte delle Cebollitas (Cipolline), la squadra giovanile dell’Argentinos, nel 1970, a 10 anni. Il suo primo allenatore fu Francisco Cornejo, che all’inizio non credeva alla giovane età di Maradona. Con lui in rosa, la squadra giovanile raggiunse una striscia di 136 risultati utili consecutivi. Nel 1976 iniziò la sua carriera professionistica nell'Argentinos Juniors, dieci giorni prima di compiere sedici anni. Poco prima di farlo esordire l’allora allenatore dell’Argentinos Juniors, Juan Carlos Montes, disse a Maradona: “Vai Diego, gioca come sai”. In tutta risposta, Diego fece subito un tunnel al primo avversario che gli si parò davanti. Iniziò così a giocare spezzoni di partite fino a diventare titolare fisso. Pochi mesi dopo il debutto in campionato arrivò anche il debutto internazionale: esordì con la Nazionale giovanile lo stesso anno. Diventato capocannoniere del campionato argentino, sembrò destinato a far parte dei convocati per i Mondiali del 1978 ma non venne inserito nella rosa in quanto Menotti lo ritenne troppo giovane per affrontare un torneo di vitale importanza per l’Argentina, sia dal punto di vista sportivo che politico. Subito dopo la vittoria mondiale, Maradona divenne titolare della Nazionale e giocò importanti partite che riscattarono la sua mancata convocazione. Nel 1979 e nel 1980 vinse il Pallone d’Oro Sudamericano. Si trasferì al Boca Juniors coronando il sogno di giocare nella squadra del cuore del padre. Qui incontrò un ambiente ostile, i dirigenti gli erano contro e l’allenatore puntualizzò subito che per Maradona non ci sarebbe stato alcun tipo di favoritismo. Al debutto ufficiale, il Boca vinse contro il Talleres per 4 a 1, con doppietta di Maradona. Un infortunio lo fermò per quattro giornate ma al suo rientro diventò l’idolo dei tifosi segnando 28 gol in quaranta partite e guidando il Boca alla vittoria del Campionato Metropolitano d’Apertura nel 1981. A causa di problemi economici il Boca dovette privarsi di Maradona, non essendo in grado di pagare il suo trasferimento definitivo (Maradona era arrivato in prestito). Si fece quindi avanti il Barcellona con l’offerta record di una cifra pari a dodici miliardi di lire. L’ufficializzazione poté arrivare solo dopo i Mondiali del 1982, disputati proprio in Spagna e per i quali Maradona venne convocato godendo ormai della fama di giocatore di primissimo livello internazionale. Complessivamente Maradona ebbe cinque presenze e fece due gol, più un’espulsione contro il Brasile per fallaccio di reazione con cui concluse senza gloria il suo primo mondiale. Dopo i mondiali Maradona giocò la sua prima stagione con la maglia del Barça, deludendo però le aspettative. Rimediò diversi infortuni sino a che un’epatite virale lo allontanò dai campi per oltre tre mesi. Il campionato del Barça procedeva in maniera deludente e anche le speranze di vincere la Coppa delle Coppe svanirono presto. La delusione, a fine annata, fu quasi totale con il Barça solo quarto nel campionato spagnolo, nonostante Maradona avesse trascinato i blaugrana alle vittorie della Coppa del Re e della Coppa della Liga. La stagione 1983-1984, con Menotti in panchina del Barça cominciò meglio ma tutto si fermò alla quarta giornata di campionato durante l’incontro fra Barcellona ed Athletic Bilbao. Mentre la partita era sul 3 a 0 a favore del Barça, Maradona subì un grave infortunio (che gli causerà per sempre la perdita del 30% della mobilità della caviglia) per un fallo di frustrazione decisamente violento di un difensore. Rientrato a tempo di record all’inizio del 1984, grazie alle cure del suo medico di fiducia Ruben Dario Oliva, Maradona trascinò il Barcellona a sei risultati utili consecutivi, fino a quando una sconfitta di 2-1 contro il Real Madrid fermò i blaugrana. I trionfi non arrivavano in campionato e Maradona incominciò a subirne le conseguenze: i tifosi erano contro di lui e nascevano contrasti con lo stesso presidente Nuñez. La stagione 1983-1984 vide di nuovo il Barça lontano dal primo posto nella Liga. Maradona giocò solo 16 partite in cui segnò comunque 11 gol. Dopo il campionato rimaneva comunque la Coppa del Re. A maggio si tenne la finale fra Barça e Athletic Club, gara che segnava l’occasione per Maradona di reincontrare Goikoetxea, che lo aveva infortunato gravemente. Sebbene fossero passati mesi, la questione dell’infortunio di Maradona non era ancora risolta; alla fine della partita, Maradona si avventò contro il giocatore basco innescando una memorabile e plateale rissa tra le due squadre. In seguito si scusò personalmente in un incontro ufficiale con il re di Spagna ma l’episodio segnò la fine della sua esperienza spagnola. I rapporti con il Barcellona e il suo presidente Nuñez erano ormai deteriorati e Maradona, ripresosi completamente dall’incidente, fu clamorosamente ingaggiato, dopo un mese di difficili trattative, dal Napoli calcio di Corrado Feralino per la cifra record di 13 miliardi e mezzo di lire. Il contratto fu firmato senza che il Napoli disponesse della liquidità per regolarizzare l’acquisto. Il denaro venne versato solo in un secondo momento.
Il 5 luglio 1984 Maradona venne presentato ufficialmente al San Paolo e fu accolto da ben settantamila persone, che pagarono la quota simbolica di mille lire per vederlo. Bastarono un palleggio ed un tiro verso la porta sotto la curva B e l’entusiasmo si trasformò già in tripudio.
Nella prima stagione, però, le aspettative furono in grande parte disattese. Mal supportato da una squadra di mediocre valore Maradona dimostrò quasi esclusivamente le proprie doti di funambolo ma il suo contributo non poté essere utile per raggiungere grandi traguardi. Il Napoli disputò un brutto girone di andata e solo nel finale riuscì a raggiungere una tranquilla posizione di centro classifica.
Era chiaro che da solo Maradona non avrebbe portato il Napoli a grandi risultati e la società dovette subito correre ai ripari. L’anno successivo arrivarono in azzurro grandi rinforzi del calibro di Bruno Giordano, Careca e Alessandro Renica e rinforzi dalle giovanili del Napoli, tra i quali Ciro Ferrara. Quella stagione finì col Napoli al terzo posto ma era solo un anticipo del vero trionfo.
Il culmine della carriera di Maradona fu senza dubbio la vittoria nel campionato del Mondo del 196 in Messico, al termine di un torneo nel quale fu, nel bene e nel male, il protagonista. Nel bene, per i suoi 5 gol e 5 assist nelle 7 partite giocate nel torneo e per il gol nei quarti di finale segnato contro l’Inghilterra dopo aver dribblato tutti gli avversari che provarono ad ostacolarlo nella sua corsa dalla linea di centrocampo alla porta. Nel male, per le polemiche seguite al celeberrimo gol di mano nella stessa partita sempre contro l’Inghilterra che ruppe l’equilibrio dell’incontro e fu erroneamente convalidato. Maradona rivendicò la legittimità di quel gol come atto di giustizia a seguito della Guerra delle Falkland del 1982. Indipendentemente da ciò, la segnatura al termine di quello slalom risultò essere il “Gol del Secolo” (noto altresì come il “Più grande gol nella storia della Coppa del Mondo FIFA”) secondo un sondaggio indetto dalla FIFA.
Un 3 a 2 contro la Germania in finale diede all’Argentina il suo secondo titolo mondiale, il primo e unico di Maradona.
In maglia azzurra Maradona raggiunse l’apice della celebrità, portando il Napoli ai vertici del calcio italiano ed europeo. Grazie ad un’ottima squadra e alla sua guida, il Napoli vinse il suo primo scudetto nel campionato 1986-1987. Stagione memorabile anche perché, dopo ben trentadue anni, il Napoli riuscì a battere di nuovo la Juventus a Torino. La città intera si abbandonò all’euforia ed alla festa. Maradona fu protagonista assoluto dell’impresa e coronò il sogno di vincere un titolo fino ad allora solo immaginato da tifosi e addetti ai lavori. Il Napoli vinse anche la sua terza Coppa Italia, vincendo tutte le 13 gare, comprese le due finali disputate contro l’Atalanta. L’accoppiata scudetto/coppa fu un’impresa che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino e alla Juventus. Bruno Giordano fu il capocannoniere della manifestazione con 10 reti.
Nella stagione successiva il Napoli partecipò per la prima volta alla Coppa dei Campioni ma uno sfortunato sorteggio mise contro gli azzurri il Real Madrid: i partenopei uscirono battuti dal Bernabeu per 2-0 e pareggiarono per 1-1 la gara di ritorno abbandonando subito le ambizioni europee.
In campionato il Napoli dominò fino alla ventesima giornata mantenendo cinque punti di vantaggio sulla seconda ma inaspettatamente gli azzurri crollarono facendosi superare dal Milan di Arrigo Sacchi. Maradona fu comunque capocannoniere del torneo con 15 reti all'attivo.
Nel 1989 il Napoli concluse il campionato ancora al secondo posto, dietro l’Inter dei record ma vinse la Coppa UEFA, primo titolo internazionale.
Nella stagione 1989-1990 Maradona non giocò le prime partite della stagione e venne sostituito da Gianfranco Zola ma rientrò ben presto in squadra ritrovando l’amore dei tifosi. Il campionato fu riconquistato dal Napoli con Maradona pronto a presentarsi ai Mondiali fregiandosi del titolo di campione d’Italia. Maradona capitanò l’Argentina anche nei Campionati del Mondo del 1990 in Italia. Un infortunio alla caviglia pregiudicò le sue prestazioni ma comunque fu uno dei protagonisti.
Cruciale per la carriera del “Pibe de Oro” fu la partita contro l’Italia, padrona di casa, e per giunta nella tana di Maradona, quel San Paolo da lui amato. La gara, soffertissima dagli azzurri, si risolse anch’essa ai rigori dopo un 1 a 1. Maradona segnò un tiro dal dischetto e l’Argentina si qualificò per la finale. Anni dopo Maradona dichiarò che quella sera l’allora Presidente della Federazione Gioco Calcio Antonio Mattarrese gli giurò di vendicarsi e da lì partirono tutti gli scandali.
Nella gara decisiva dei Mondiali, a Roma, l’Argentina perse contro la Germania per 1 a 0 con un rigore a seguito di un fallo assai dubbio di Nestor Sensini su Rudolph Voeller. In quest’occasione, Maradona si rese protagonista di due episodi extra-calcistici. Prima della partita, il pubblico dell’Olimpico fischiò l’intera esecuzione dell’inno nazionale argentino e Maradona, ripreso dalle telecamere, rispose con il famigerato “hijos de puta” rivolto al pubblico. Dopo la gara, in lacrime per la finale persa, accusò l’arbitro e la FIFA di aver fatto perdere la gara ai sudamericani.
Nella stagione 1990-1991, la rosa del Napoli era di poco diversa da quella laureatasi campione d’Italia. La stagione cominciò con la vittoria nella Supercoppa Italiana battendo la Juventus. Il campionato, invece, cominciò male: nelle prime tre partite la squadra ottiene solo un punto. In Coppa dei Campioni, il Napoli calcio fu eliminato dallo Spartak Mosca. Iniziò il lento declino dell’esperienza italiana di Maradona che finì il 17 marzo 1991 dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari che diede il responso di positività alla cocaina e che, come anticipato, fu mandato, secondo Maradona, da Mattarrese come vendetta per aver eliminato l’Italia ai Mondiali. Il Napoli chiuse la stagione all’ottavo posto.
Nel 2000 il Napoli, in onore ed in memoria della straordinaria e irripetibile carriera al San Paolo, decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia col numero dieci e ritirò la maglia.
Dopo un anno e mezzo di squalifica per doping, nel 1992, la carriera di Maradona riprese fuori dall’Italia ma sempre a spezzoni fino al colpo di grazie dei Mondiali in Usa nel 1994.
Ai Mondiali, iniziati a metà giugno, l’Argentina vinse 4-0 la prima partita a Boston contro la Grecia, in cui Maradona realizzò lo splendido terzo gol, dopo il quale esultò col famoso urlo ripreso in primo piano dalla telecamera di bordo campo. Gli argentini vinsero anche la seconda partita contro la Nigeria. Maradona sembrava inarrestabile quando, ancora una volta, l’esito positivo di un controllo antidoping fermò la carriera di Maradona, che fu trovato positivo all’efedrina, sostanza stimolante proibita. La FIFA lo espulse dal campionato e l'Argentina fu eliminata agli ottavi contro la Romania.
Maradona si è sempre difeso affermando che la positività al test era dovuta all’ingerimento di una bevanda energetica, la Ripped Fuel, datagli dal suo allenatore personale in sostituzione della Ripped Fast, che in Argentina usava regolarmente e che era permessa dalla FIFA a differenza della versione statunitense della bevanda, la Ripped Fuel appunto, che, all’insaputa dell'allenatore, disse, conteneva invece efedrina. Maradona accusò pesantemente i vertici della FIFA di averlo voluto far fuori servendosi di un pretesto.
Attualmente Maradona è il CT dell’Argentina ma, a prescindere di quanto combinerà seduto su di una panchina, tutti se ricordano con la maglia azzurra del Napoli calcio che crea magie col pallone tra i piedi. Maradona è stato il più forte calciatore di tutti i tempi e lo ha avuto il Napoli.



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